* Trascrizione rivista dell’intervento di Jamil Amirian in occasione del Convegno del 17 maggio 2019 presso l’Università Roma Tre, Facoltà di Economia e Commercio
Avere ottenuto una norma, anzi avere ottenuto questa norma non è un risultato scontato, ma, è l’esito di un complesso percorso di confronto, ripensamento, e soprattutto decisioni non ovvie. In questo mio intervento mi propongo di mettere in evidenza quelli che sono, dal mio punto di vista, i più significativi elementi di un’operazione il cui impatto possiamo solo iniziare a immaginare.
Non è scontato avere ottenuto una norma, tramite un progetto durato 6 anni che in molti momenti ci ha visti seriamente dubbiosi circa l’esito, perché non era scontata la necessità di questa norma, anzi. Non è scontato, infatti, che la progettazione sociale venga considerata come funzione distinta; per chi come noi svolge questa attività da decenni sembra quasi superfluo, ma credo si tratti di un passaggio pubblico realmente rilevante che occorre approfondire. Il progettista sociale non è unicamente un sociologo che svolge una delle forme applicative della propria disciplina, così come non è un assistente sociale che espleta un ambito della professione.
Care socie e cari soci,
sintetizzare una giornata campale come quella del 17 maggio 2019, attesa per anni, non è possibile, e credo nemmeno utile. Credendo di offrire un servizio in particolare per coloro che il 17 non sono potuti essere con noi, da qui in avanti pubblicheremo sia sulla nostra fan page Facebook che sul nostro Canale Youtube la ripresa integrale degli interventi al Convegno e delle interviste che sono seguite. Per il resto più che sintetizzare da qui in avanti occorrerà “approfondire”, “tesaurizzare” e “proseguire”...
*Testo della relazione introduttiva tenuta da Antonio Finazzi Agrò in occasione del Convegno del 17 maggio 2019 presso l’Università Roma Tre, Facoltà di Economia e Commercio
Care socie e cari soci,
a rendere estremamente difficoltoso, e insieme appassionante e suggestivo, il percorso compiuto per adottare la norma tecnica che oggi presentiamo, non è tanto il sostantivo “progettista”, quanto l’aggettivo “sociale” che lo accompagna. Chi sia infatti e di cosa si occupi un progettista, indipendentemente dal suo ambito di intervento, è su un piano strettamente intuitivo preliminarmente chiaro. La progettazione è ciò che “sta sotto” alle attività, è ciò che ne costituisce la struttura predittiva, riflessiva e di costante verifica in base alla quale il nostro lavoro non si affida giorno per giorno al caso o all’improvvisazione, ma si dota all’inizio e si attiene in seguito a una regola. Come ripeto spesso nei nostri corsi, raccordandomi a un'insigne tradizione filosofica, progetto e progettazione sono radicati in noi come “esistenziali”, strutture cioè che chiarificano l’esistenza umana.
Ma invece cosa intendiamo con “sociale”? Sociale è evidentemente una di quelle parole ombrello, a estensione massima e intensione minima, che parrebbe fatta apposta per gettare nel massimo imbarazzo teorico chiunque si attenti a pronunciarla. Con buon indice di approssimazione diciamo che per sociale intendiamo il modo in cui le società funzionano, si articolano al proprio interno, organizzano i propri scambi endogeni e quelli con le altre società, individuano scopi e obiettivi collettivi, elaborano prospettive e valori di riferimento, perseguono il massimo possibile di benessere equamente distribuito. Se sul piano delle politiche pubbliche è invalso l’uso di identificare, soprattutto per esigenze di carattere amministrativo, il sociale in opposizione ad altri ambiti di intervento, primo fra tutti il sanitario, noi dobbiamo confessare che su un piano più originario la coppia sintagmatica di riferimento da cui il sociale trae l’insieme delle sue significazioni è “sociale” versus “individuale”. È sociale tutto ciò che tocca una comunità di persone, e soprattutto ciò che investe il fondamento che queste persone tiene insieme.
Rinnova la tua adesione ad APIS nel 2019
Scritto da Antonio Finazzi Agro'Un 2019 ricco di eventi, ricco di percorsi, ricco di successi! Sei pronta/o a scommettere anche quest'anno sul Patto associativo e il programma APIS? Versa subito la tua quota! Come negli scorsi anni se vuoi puoi agevolarti versando in un’unica soluzione la quota per il 2019 e per il 2020 al costo di € 100 invece di € 120. Se sei socio o socia in formazione la tua quota è di € 30 per il 2019 o di € 50 per il 2019 e 2020. Puoi pagare via Carta di credito o conto Paypal, oltre che tramite bonifico bancario:
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Buon anno associativo e grazie di essere ancora con noi!
2015: si riparte! Campagna rinnovo adesioni APIS 2015
Scritto da Super UserCare e cari soci,
inizia un nuovo anno sociale, pieno di novità, progetti, iniziative. Un anno che si preannuncia ricco di sfide e traguardi da raggiungere. Un anno, forse, difficile da affrontare per molti di noi, per le incognite professionali che presenta. Un anno, dunque, che vale ancora più la pena vivere e affrontare insieme, all’insegna della condivisione, dello scambio, della crescita professionale, della formazione.
Nei prossimi giorni sarete individualmente tutti raggiunti da una mail personale, in cui vi proporremo il rinnovo della vostra adesione ad APIS per il 2015. Ci aspettiamo una risposta calda, e ampia, che porti tutta la nostra comunità di pratiche, piccola ma agguerrita, a crescere fino a raggiungere quella rappresentatività della professione del progettista sociale per cui siamo nati.
Care socie e cari soci,
una nostra socia in formazione, che per ora proteggiamo con l’anonimato, ci ha messo a parte di fatti che troviamo semplicemente vergognosi, tanto più perché legati a quella pasticciata soluzione che porta il nome di “Garanzia Giovani” – e che, sia detto incidentalmente, altro non fa che compiere il destino del servizio civile, ridotto ad ammortizzatore sociale – il cui scopo istituzionale sarebbe di tutelare e offrire garanzia ai giovani più fragili e svantaggiati del Paese, i cosiddetti “Neet” su cui molto si è detto, scritto e programmato, più spesso a sproposito che a proposito.
Leggete, per favore, con diligenza e attenzione cosa è accaduto in occasione di un colloquio di “orientamento”, a cui è stata convocata la nostra socia in formazione. Questo è ciò che la rete “pubblica” saprebbe offrire a chi già è in condizione di svantaggio sociale. Non serve scomodare la cara memoria di don Milani per osservare che, per ogni giovane che sa parlare, scrivere, argomentare, ve ne sono centinaia più fragili completamente abbandonati alla mercé di questi quattro farabutti di alto e basso grado, che agiscono al riparo della funzione pubblica disonorandola ogni giorno.
E scusate il tono, che però sentiamo dovuto “…E – vi preghiamo – quello che succede ogni giorno non trovatelo naturale. Di nulla sia detto: "è naturale" in questi tempi di sanguinoso smarrimento, ordinato disordine, pianificato arbitrio, disumana umanità, così che nulla valga come cosa immutabile” (Bertold Brecht, L'eccezione e la regola, 1930).
Care socie e cari soci,
immagino che, come me, anche voi stiate seguendo in un’alternanza di sconcerto, disgusto, sconforto e preoccupazione i fatti di cronaca giudiziaria sugli ampi fenomeni di mafia e corruzione che hanno riguardato la gestione degli appalti pubblici a Roma, purtroppo proprio in quel comparto di servizi pubblici e welfare in cui operano le cooperative di tipo “A” e di tipo “B”. È il nostro settore, il nostro mondo, questa volta non si può proprio fare finta di nulla: lo scandalo ha toccato anche noi. Intendiamoci, prima o poi doveva capitare in un mercato come il nostro che ancora per il 90% campa di commesse pubbliche, e in fondo ciascuno di noi coltivava il sospetto del marcio che sta emergendo. Il tanfo, diciamolo, si sentiva da parecchio. Solo personalmente non mi aspettavo che il sistema di corruzione fosse così ampio, ramificato e trasversale. Soprattutto, ed è quel che più mi addolora, non mi aspettavo che un mercato da fame come quello dei trasferimenti per pubblici servizi e welfare, dove non ce n’è abbastanza per fare le cose legalmente, potesse attrarre appetiti criminali e sostenere sistemi di spartizione illecita di questa portata.
«…Noi viviamo nelle città, nel lavoro, nelle famiglie. Ma il luogo in cui viviamo, in verità non è un luogo. Il luogo in cui viviamo veramente non è quello in cui passiamo le nostre giornate, bensì quello in cui speriamo, senza conoscere ciò che speriamo, quello per cui cantiamo, senza capire cos'è che ci fa cantare…» (Cristian Bobin, Francesco e l’Infinitamente Piccolo)
Care e cari soci, in questi giorni non troppo allegri per chi come noi ha dedicato la propria energia e la propria intelligenza al sociale e al welfare, l’augurio che sentiamo di farci è di tornare a sperimentare ciò che sin dall’inizio ha animato il nostro lavoro: un prepotente desiderio di mondi diversi, di mondi possibili migliori di quello che già conosciamo e frequentiamo.
Progettisti, progettazione e voglia di capirci qualcosa..ovvero riflessioni libere e dubbi dopo l’incontro sul 48° rapporto CENSIS
Scritto da Jamil AmirianIn questo post vorrei consegnare alla comunità dei progettisti un insieme di questioni che sono derivate dall’incontro che APIS ha organizzato con Francesco Maietta, responsabile delle ricerche sul welfare del Censis, rispetto agli esiti del 48° rapporto sulla situazione del paese. Proverò anche a condividere alcune riflessioni, ma spero meno esaustive possibile.
Prima questione: perché un progettista sociale dovrebbe occuparsi della situazione del paese? Perché alzare lo sguardo su cosa accade in Italia e nel mondo, visto che siamo prevalentemente concentrati nell’analizzare i fabbisogni dei nostri utenti, territori o problematiche?
21 marzo a Lecco: nasce APIS Lombardia! Riflettiamo con Riccardo Bonacina sulla Riforma del Terzo Settore
Scritto da Luca RossiUdite udite, il 21 marzo è in rampa di lancio il gruppo regionale APIS Lombardia! Partiamo subito forte, con un evento a Lecco per tutti i soci e gli interessati, sulla Riforma del Terzo Settore: Associazione semplice oppure onlus? Associazione culturale oppure di promozione sociale? E la cooperativa sociale dove si colloca? Il 5 per mille è stabilizzato oppure no? E del Servizio Civile che ne sarà? Vale la pena coltivare visioni a lungo termine? Sono solo alcune delle domande su cui si arrovellano gli operatori del terzo settore! Fino ad oggi, chiunque si fosse trovato di fronte al desiderio di creare oppure di amministrare un ente del terzo settore si è inevitabilmente scontrato con un mondo burocraticamente complesso – e direbbe Zamagni hobbesianamente attestato sulla presunzione di malizia nei cittadini, da arginare a colpi e fasci di norme e cavilli sino a paralizzarne l’azione – che ha generato forte disorientamento.
Altro...
I problemi irrisolti nella metodologia della progettazione sociale, ovvero: “il progetto è il progetto!” …(piccola ribellione, prima della vittoria finale dell’orda dei tautologi)
Scritto da Jamil AmirianPer un po’ di anni la necessità di acquisire strumentazioni per regolamentare le decisioni che mettono in rapporto le politiche e i servizi che le attuano, ha portato al diffondersi delle tecniche e logiche di progettazione sociale e a cercare di dotarsi, da parte degli operatori, delle competenze opportune.
Se cerchiamo di analizzare le risorse formative e le pubblicazioni su cui un progettista sociale ha potuto contare, possiamo identificare da un lato quelle che miravano a sistematizzare la logica di elaborazione dei progetti, di derivazione europea, secondo i principi del PCM, (“come si scrive un buon progetto”), dall’altro quelle che davano un quadro dei principi di politica dei servizi (l’evoluzione sul piano giuridico, “perché si utilizzano i progetti”).
Ma tali strumenti sono risultati adeguati e sufficienti? In termini ancora più chiari: possiamo pensare che chi conosce i principi giuridici e logici della programmazione e progettazione sociale sia necessariamente un buon agente nei contesti in cui si manifestano bisogni, sia capace di orientare le risorse e migliorare la vita delle persone?
Progetto di Norma tecnica sulla progettazione sociale: la Grande Proletaria si è mossa…
Scritto da Antonio Finazzi Agro'Carissime socie e carissimi soci,
due note il meno abborracciate possibile per condividere il progresso del nostro progetto associativo, di elaborazione e approvazione della prima Norma tecnica sulla Progettazione sociale.
È un po’ che non ve ne scriviamo. Dove siamo arrivati? In termini di pianificazione, a un soffio dalla prima “milestone”: giovedì scorso abbiamo tenuto la nostra ultima riunione preliminare in UNI di prefattibilità della Norma, cui ha partecipato oltre ad UNI anche Forum Nazionale del Terzo Settore, ISFOL e la Direzione Generale per le politiche attive, i servizi per il lavoro e la formazione del Ministero del Lavoro e Politiche sociali (sotto vi racconto meglio); abbiamo convenuto che sussistono tutte le condizioni e le evidenze di interesse pubblico per l’avvio del processo formale di normazione (vedi Verbale). Il 28 maggio il nostro progetto sarà discusso in Commissione Servizi, l’articolazione UNI che coordina le (moltissime) richieste di normazione tecnica avanzate dopo l’adozione della L. 4/2013. Salvo sorprese lì otterremo il via libera, e il Tavolo tecnico formalmente costituito avvierà le attività per pervenire nel più breve tempo possibile alla pubblicazione del primo standard italiano (ed europeo, per quel che ci consta) sulla progettazione sociale. Hurrà!
Tavolo di lavoro sulla norma della progettazione sociale. Ci siamo!
Scritto da Antonio Finazzi Agro'Vi dovevamo un aggiornamento sullo stato del progetto di approvazione della prima Norma Tecnica sulla progettazione sociale, in collaborazione con UNI a norma della L. 4/2013.
Ricorderete che vi avevo raccontato di come il 28 maggio si sarebbe riunita la Commissione Servizi, l’articolazione UNI che coordina le richieste di normazione tecnica avanzate dopo l’adozione della L. 4/2013, per deliberare sulla proposta di costituzione formale e avvio del Gruppo di lavoro sul nostro progetto di normazione tecnica.
Ci siamo! La Commissione servizi così si è espressa:
La Commissione prende atto dell'esito delle riunioni e delle teleriunioni informative che hanno mostrato che l'interesse per preparare una norma sulle competenze del progettista sociale esiste. Le parti interessate, pur con una limitata presenza, sono tutte state contattate e hanno confermato la propria disponibilità a collaborare alla preparazione della norma. La Commissione conferma pertanto la decisione presa il 1 ottobre 2014 e chiede di formalizzare la costituzione di un gruppo di lavoro. (UNI, Commissione Servizi, Decisione 25)
il 29 luglio abbiamo fissato a Roma un nuovo incontro del gruppo, a cui partecipano tra gli altri Forum del Terzo Settore, ISFOL e Ministero Lavoro e delle Politiche Sociali, Direzione Generale per le politiche attive, i servizi per il lavoro e la formazione. Pur trattandosi di un appuntamento in serie ai precedenti, è di fatto il primo formalmente convocato, come prima riunione del gruppo di lavoro UNI, interno alla Commissione Servizi.
Prossimi passi? Partirà l'inchiesta pubblica preliminare, una procedura UNI per garantire il massimo di trasparenza al processo in cui si rende pubblico il progetto di norma, in modo che chiunque abbia pregiudiziali in merito le possa far valere.
Alè!
Antonio
Corso per dirigenti e progettisti sociali VI Edizione
Scritto da WebmasterC'è un'Ape che se posa su un bottone de rosa lo succhia e se ne va... Tutto sommato, la felicità è una piccola cosa.
Questa poesia di Trilussa è talmente famosa (e abusata) che quasi non volevo usarla per il mio incipit, ma riassume talmente bene l'esperienza vissuta durante la partecipazione al corso che mi sembrava impossibile non farlo.
Già, come un'ape persa nel cielo del III settore, mi sono imbattuto nel VI corso per progettisti sociali organizzato da APIS è davvero l'ho scoperto essere "un bocciolo di rosa" fra i tanti variegati fiori di offerta formativa che affollano il prato, non solo per i contenuti ma (e soprattutto) per la qualità e la sensibilità dei docenti e della segreteria.
Fortuna ha voluto che ci fosse altrettanta qualità e sensibilità fra i discenti. Tanta gioia mi ha fatto pensare che dovevo darne almeno una piccola testimonianza, che è questa qua. Mi preme solo aggiungere una cosa: quello che la poesia non dice (perché a Trilussa come poeta non interessa) è che il nettare che abbiamo succhiato, ci darà la piena felicità solo se sapremo trasformarlo (nel nostro piccolo) in salubre miele. E questo allora è l'invito che faccio alle tante laboriose api che erano con me, buona progettazione.
Dario Fani
www.tiseguirofuoridallacqua.it