Vai al contenuto
  • Login
Menu
  • Login

Associazione Italiana Progettisti Sociali

  • Home
  • Associarsi
    • Regolamento per la costituzione e il funzionamento di un gruppo territoriale APIS
  • Chi siamo
    • Le attività
    • I nostri scopi
    • Consiglio direttivo
    • Comitato Scientifico
  • Progettista Sociale
  • Formazione
  • Codice di Condotta
  • Blog
  • Contattaci
Menu
  • Home
  • Associarsi
    • Regolamento per la costituzione e il funzionamento di un gruppo territoriale APIS
  • Chi siamo
    • Le attività
    • I nostri scopi
    • Consiglio direttivo
    • Comitato Scientifico
  • Progettista Sociale
  • Formazione
  • Codice di Condotta
  • Blog
  • Contattaci

Conosciamo il direttivo: Alberto Bortolami

  • APIS
  • 19/01/2022
  • Nessun commento

Condividi:

Chi sei e di che cosa ti occupi? 

Sono Alberto Bortolami, progettista sociale, gestore di programmi e progetti complessi e formatore. Andando oltre la copertina, sono una persona molto curiosa e appassionata di terzo settore e – in generale – di bene comune; lavoro volentieri con persone interessanti e convinte, come me, che un mondo migliore sia possibile e realizzabile. Credo nella ricchezza del lavorare insieme e nel mettere a fattor comune diverse professionalità.

Cosa ti ha portato in APIS e qual è il tuo contributo? 

Mi ha portato in APIS la voglia di conoscere persone nuove che si sperimentano in un contesto difficile e in forte evoluzione. Credo che la ricchezza che può portare ogni progettista sociale abbia un valore inestimabile: aiuta a trovare soluzioni condivise a problemi che tutti viviamo e contribuisce a diffondere intuizioni di successo che altrimenti resterebbero isolate e sconosciute.
In APIS ho inizialmente partecipato ad un gruppo di lavoro che ha delineato le linee di sviluppo future dell’Associazione, per poi dare la mia disponibilità a far parte del Consiglio Direttivo e a coordinare il Cantiere di lavoro che mira a sviluppare un’offerta consulenziale.

Quale aspetto della progettazione sociale ti pare il più interessante oggi? 

Gli aspetti più interessanti che vedo oggi sono due: uno riguarda un piano strategico, l’altro invece è relativo ai contesti difficili in cui operiamo.
Primo aspetto: è fondamentale che la progettazione sociale sia integrata nella strategia complessiva dell’organizzazione. Il progettista sociale deve diventare sempre più un facilitatore di processi, un qualcuno che coglie e mette a sistema le ricchezze interne all’organizzazione nell’ambito di una cornice strategica di senso dell’intera realtà. È poco utile, per non dire dannoso, vedere la progettazione sociale come un’oasi a sé stante, che sviluppa progetti indipendenti e scollegati l’uno dall’altro e dalla realtà stessa che li propone, con il solo fine di ottenere finanziamenti.
Secondo aspetto: diciamo chiaramente che il nostro è un lavoro difficile, che più si innova e più si sbaglia. Sbagliare è inevitabile, è parte del quotidiano di ciascuno di noi. Nel nostro lavoro la perfezione non esiste, esistono solo soluzioni migliori o peggiori, che vanno sperimentate e adattate. Chi è convinto di non commettere errori o non ne è consapevole oppure è nella propria zona di comfort (dalla quale è impossibile fare innovazione sociale). Sbagliare è il modo migliore e più veloce per apprendere. E allora, dove sta il valore aggiunto di un buon progettista sociale? Nell’accorgersi degli errori, nel farne tesoro e nell’adottare velocemente gli opportuni correttivi.

Quali sfide vedi all’orizzonte?

Come Paese abbiamo una sfida enorme da affrontare ed è quella del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza. Arriveranno quantità di fondi mai viste nei tempi recenti, in un tessuto sociale logorato dalla pandemia e dalle divisioni ideologiche; i tempi saranno molto stretti e il monitoraggio (giustamente) serrato. Come progettisti sociali abbiamo il dovere di contribuire con le nostre competenze. Mi sta a cuore in particolare il coinvolgimento dei beneficiari diretti e in generale delle comunità che “vivranno” gli interventi. Dobbiamo riuscire non solo a fare le cose per le persone, ma con le persone stesse.

Ci diresti 3 cose per cui la Progettazione Sociale è importante? 

Certamente. Perché:

  • ci permette di dare concretezza alla nostra vision, alla nostra mission e di raggiungere i nostri obiettivi, meglio se rappresentati strategicamente anche grazie ad una teoria del cambiamento a livello di organizzazione;
  • ci dà l’occasione di fermarci, pensare a quello che facciamo e provare a pensare ad un agire futuro della nostra organizzazione migliore di quello presente;
  • ci permette di sbagliare in maniera sensata, di accorgerci dei nostri errori, di correggerli in fretta e di imparare da essi.

Lascia un commento Annulla risposta

Devi essere connesso per inviare un commento.

Ultime dal Blog

Ancora sul concetto di mediazione nei modelli di progettazione sociale

27 Marzo 2022
Leggi »

La Progettazione sociale e il concetto di mediazione

27 Marzo 2022
Leggi »

Conosciamo il direttivo: Alberto Bortolami

19 Gennaio 2022
Leggi »

Progettazione sociale e psicoanalisi

19 Gennaio 2022
Leggi »

Altre Notizie

Rinnovo quote sociali 2023

19 Marzo 2023
Leggi »

Webinar di formazione sulla Co-progettazione – martedì 11 aprile 2023

15 Marzo 2023
Leggi »

La Co-Progettazione per davvero: il convegno di Apis 14 marzo

17 Gennaio 2023
Leggi »

Short master in progettazione sociale edizione autunno 2022

1 Ottobre 2022
Leggi »
Seguici su
Facebook Linkedin Youtube

Copyright © 2021 Associazione Italiana Progettisti Sociali
Via delle Calasanziane, 12 – 00167 Roma
Tutti i diritti riservati

  • Trattamento dati personali (GDPR)
  • Gestione Cookies
  • Codice di Condotta
Menu
  • Trattamento dati personali (GDPR)
  • Gestione Cookies
  • Codice di Condotta